The New Old: la creatività dell’upcyclin

È un dato noto che il settore delle costruzioni causi un impatto significativo sull’ambiente, partendo dall’estrazione delle materie prime fino all’effettiva messa in esercizio del manufatto. Se da un lato con le nuove costruzioni si punta a creare edifici ad impatto quasi zero, dall’altro è opportuno limitare i danni che le strutture esistenti e obsolete provocano al pianeta. Sono infatti queste ultime, energivore ed energeticamente inefficienti, a rappresentare il maggiore ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni previsti a livello mondiale ed Europeo. Tuttavia, esse possono rappresentare, al contempo, un’opportunità per la valorizzazione del patrimonio esistente, oltre che elementi di sperimentazione per i progettisti, che si pongono l’obiettivo di ridurre i consumi e l’impatto ambientale, migliorandone la qualità e il comfort.

Nell’ambito della riqualificazione del patrimonio esistente, l’intervento sull’involucro edilizio gioca sicuramente un ruolo fondamentale.  Una migliore efficienza di questo componente, identificabile come filtro tra l’ambiente interno e quello esterno (sia esso opaco o trasparente), contribuisce infatti in maniera essenziale alla riduzione delle emissioni, obiettivo fondamentale della filosofia del green building. Nello specifico caso dell’involucro vetrato parliamo di una soluzione che permette sia di incrementare le performance energetiche del costruito, sia di offrire una soluzione architettonica di rilevante impatto estetico. Mettiamo qui a confronto due interventi di riqualificazione energetica del costruito che fanno della facciata vetrata la chiave dell’edificio, in termini di sostenibilità e di valenza estetica.

Il primo esempio di riqualificazione energetica che fa della facciata vetrata il suo marchio di fabbrica è il recupero dell’edificio sito in via Tortona a Milano, ex sede della filiale italiana della General Electric. Il progetto consiste in una scatola vetrata dall’impatto ambientale estremamente ridotto (l’intervento è stato eseguito secondo il protocollo LEED, con raggiungimento del livello GOLD), in cui storia e contemporaneità interagiscono con lo scopo di guidare la progettazione verso la via della sostenibilità e del recupero architettonico dell’esistente.

La vecchia fabbrica di produzione di turbine è stata trasformata dallo studio Park Associati nella Digital Factory di Luxottica, azienda leader nella produzione di occhiali. La volontà di mantenersi fedele alla struttura preesistente è evidente dalla sagoma del complesso, nonché dall’enfatizzazione delle originali travi reticolari in calcestruzzo armato della copertura. Lo scheletro strutturale, rigido e regolare simbolo dell’architettura industriale della città, è esaltato dal movimento verticale delle facciate vetrate, realizzate con vetro Duritec® di Tvitec, sottoposto a trattamento termico per migliorarne le proprietà meccaniche e per favorire la massima trasparenza e sicurezza.

Il progetto rappresenta, in questo senso, l’anello di congiunzione tra la filiera produttiva, funzione per cui era stata realizzata la fabbrica oggetto d’intervento, e la filiera tecnologica, destinata allo sviluppo e alla futura vendita del prodotto. Le facciate vetrate sono l’elemento di contemporaneità all’interno di un progetto che vuole trasmettere il messaggio di quanto sia importante intervenire sul costruito, per migliorare l’impatto che il settore delle costruzioni ha sul nostro pianeta: questo è possibile in modo semplice, ovvero reinterpretando il progetto e dotandolo di componenti tecnologici esteticamente validi e tecnicamente avanzati.

Il tocco innovativo e sostenibile, in questo caso, è dato dal vetro stesso della facciata, scelto strategicamente per conferire massima trasparenza all’interno della struttura e, per regolare al contempo il flusso termico tra interno ed esterno. In questo caso la non è neppure necessario schermare la facciata: dato che è rivolta a nord questo la piena libertà dei progettisti di lasciare libero questo elemento, come simbolo dell’edificio. Al contrario, le facciate opposte sono rese cieche, per rispondere alle problematiche legate all’irraggiamento e per mettere ancor più in risalto la monumentalità del complesso e delle ampie vetrate.

Per rendere ancor più impattante l’elemento architettonico in facciata, l’interno della struttura è stato completamente svuotato e liberato dalle partizioni: si crea così un ambiente fluido e libero, enfatizzato dalla luce che proviene dalle facciate e dagli shed, che con semplici accorgimenti è riuscito a trasformare una struttura inutilizzata e di alto impatto ambientale in un edificio simbolico per la città e per la futura produzione architettonica italiana.

Spostandoci oltremanica incontriamo un progetto che, come il precedente, fa della sua facciata il simbolo iconico dell’edificio, ma rendendola in questo caso un elemento interattivo e di comunicazione con il pubblico. Stiamo parlando dell’edificio sito a 10 Exchange Square di Londra, all’interno del complesso di negozi e uffici progettato da SOM nel 2004. Lo studio di progettazione Coffey Architechts ha optato per un intervento di retrofit leggero, che ha trasformato la precedente struttura obsoleta in un ambiente caldo e di benessere per i suoi utenti.

L’intervento, che ha permesso di ridurre del 19% le emissioni di carbonio rispetto all’edificio originale, ha trasformato la facciata vetrata esterna del palazzo in un punto di riferimento per il circondario, inserendo una grafica ciclistica a neon di grandi dimensioni sulla facciata esistente. L’obiettivo primario dei progettisti era evitare inutili sprechi e demolizioni dell’esistente, con la convinzione che una ridotta produzione di rifiuti sia la strada più corretta verso il net zero. L’involucro vetrato esterno, così come gli ambienti interni, è stato semplicemente rinnovato tramite una gigantografia al neon indirizzata agli utenti, il cui scopo è incentivare l’utilizzo di mezzi di trasporto ecosostenibili, come appunto la bicicletta.

L’insegna luminosa e avvolgente attira gli utenti ed è di notevole impatto sull’ambiente cittadino circostante: trasforma un’area che in precedenza era sottoutilizzata e angusta in un parcheggio per biciclette, utilizzabile da tutti gli utenti dell’edificio. Questa scelta progettuale crea continuità tra l’ambiente esterno e quello interno, ampliando lo spazio ciclabile anche nella struttura stessa e diventando il nuovo punto forte del complesso edilizio.

Nella hall di accesso è contenuta l’anima del progetto di riqualificazione: riprendendo il linguaggio dell’ambiente esterno e riportandolo all’interno (non solo tramite l’ingresso ciclabile all’edificio, ma anche attraverso forme e materiali), si accede a un ambiente interamente costituito da materiali certificati EPD e legno certificato FSC. Così si è riusciti a evitare la demolizione di un manufatto esistente e a riciclare il 99% di tutti gli scarti derivanti dai lavori di retrofit.

Questi progetti sono solo due esempi di interventi di riqualificazione che hanno saputo ripensare ambienti obsoleti e renderli accoglienti, trasformando strutture fredde e dure in spazi vivibili e perfettamente relazionati allo spazio pubblico circostante. Perfetti esempi da seguire per un percorso che conduce gli interventi edilizi verso un futuro ad impatto zero.

Testo di Giorgia Betto, Architetto

 

 

Nome progetto: Luxottica Digital Factory
Progettisti: Park Associati
Indirizzo: Via Tortona 35, Milano
Cliente: Luxottica Group S.p.A.
Anno: 2022
Area: 9.000 mq (Net area = 5650 mq; Gross area = 9.000 mq; Gross volume = 56.000 mc)
Certificazioni energetiche: LEED Gold – New Construction