L’automazione esce allo scoperto
I sistemi di automazione outdoor non sono diversi, nel principio di funzionamento, da quelli indoor. Le differenze, che pure ci sono, riguardano la costituzione fisica dei componenti utilizzati. Che devono essere più potenti, più robusti, più resistenti agli agenti atmosferici.
Potremmo dire, se ci si consente la similitudine, che mentre con i sistemi di protezione solare indoor si gioca in difesa, con gli outdoor si passa all’attacco, ci si spinge nella metà campo dell’avversario (il sole). Anche in questo caso – anzi, forse soprattutto in questo caso – attaccare è il modo migliore per difendersi: uscire allo scoperto permette di passare da una tattica puramente passiva a una strategia che è anche attiva. L’industria di settore propone sempre più spesso dispositivi, metodi e tecnologie che consentono di proteggersi dai raggi solari e nello stesso tempo di sfruttarli per produrre energia elettrica e/o termica: basti pensare alle tende rivestite di moduli in silicio, alla pergola solare di Barcellona, alle serre fotovoltaiche, per fare solo qualche esempio. Non occorre chissà quale preparazione specifica per intuire che tale operazione congiunta, la difesa dai e lo sfruttamento dei raggi solari, è più efficace e conveniente delle singole operazioni prese separatamente, la semplice protezione o la sola produzione di energia. Le tecnologie e i dispositivi necessari per attuare detta operazione congiunta differiscono da quelli utilizzati per la protezione indoor, per la protezione outdoor o per la sola produzione di energia elettrica, non tanto nel principio di funzionamento quanto nella costituzione fisica e nei materiali utilizzati. Per le tende fotovoltaiche, per esempio, si usa in genere il silicio amorfo, la cui flessibilità permette di avvolgere e aprire la struttura; nelle serre, altro esempio, si fa talvolta uso di pannelli con fondo trasparente che consentono a parte della luce solare di raggiungere le coltivazioni sottostanti, e così via…