Architetture tessili: stile e innovazione #3 Intervista a Paolo Giugliano, Low & Bonar
Con l’aiuto di alcune aziende abbiamo cercato di delineare un quadro di riferimento del settore delle architetture tessili e soprattutto comprenderne le possibilità di utilizzo e le possibili evoluzioni nel prossimo futuro.
Per concludere abbiamo intervistato Paolo Giugliano, Segment Leader Low & Bonar
Spesso con architettura tessile si tende a comprendere un po’ tutto quello che prevede l’uso di strutture tessili. È corretto o meno suddividere tra schermature solari, architettura tessile e facciate tessili? In questo caso cosa si intende per architettura tessile?
Per architettura tessile si intendono quelle applicazioni nelle quali il tessuto è sottoposto a tensione permanente. Sarebbe più corretto chiamarla architettura tensile (in inglese Tensile Architecture) proprio per questa caratteristica. Pertanto costruzioni simili come possono essere tende e banner pubblicitari, considerati temporanei, non sono da indicare come esempi di tale forma architettonica.
Chiaramente, parlando di architettura tessile, la componente tessile è la protagonista. Quali sono i materiali attualmente più utilizzati e quali le loro caratteristiche tecniche principali?
A continuazione della domanda precedente, certo il prodotto in quanto tessuto è una componente principale. Non esiste un prodotto unico per tutti i tipi di progetti che si possono realizzare e questo ha a che vedere con la posizione geografica, i requisiti del progetto e molte volte dalla legislazione locale in materia di costruzione. I prodotti più usati sono i compositi di Poliestere-PVC con laccature varie tra acrilico e Nano-fluoro polimeri, ma anche fibra di vetro con spalmatura di Teflon o Silicone e ancora altre combinazioni di tessuto e spalmature sono anche usati.
C’è un’evoluzione significativa per quanto riguarda i materiali dal punto di vista tecnico/prestazionale? E da quello estetico?
Negli ultimi 20 anni ci sono state diverse evoluzioni nei prodotti utilizzati che hanno perfezionato la sostenibilità e le performances in maniera eccellente. I prodotti per l’architettura tessile (o tensile) Low & Bonar sono ad oggi considerati state-of-the-art nel campo in quanto totalmente compatibili con le norme europee REACH e in grado di ricoprire una vita utile di oltre 30 anni
Come potremmo collocare l’Italia, rispetto ad altri paesi, dal punto di vista della comprensione ed utilizzo di queste soluzioni nel mondo delle costruzioni? C’è un aumento, e in che direzione (quali i settori principali di impiego)?
Il nostro paese è stato, per quanto riguarda l’architettura in generale, la culla di questa espressione. Già i romani solevano usare la tecnica del fissaggio delle vele per coprire temporaneamente le gradinate del Colosseo durante i giochi. Oggi ci sono poche ditte che possono considerarsi dedicate a questo tipo di architettura in modo professionale ma purtroppo il mercato italiano, limitato nelle dimensioni e nei mezzi economici malgrado ci sarebbero sia le condizioni climatiche sia culturali per l’architettura tessile, non è riuscito ad evolversi più di tanto. Un esempio recente e ben apprezzato mondialmente è stata la copertura della piastra espositiva alla Expo di Milano, ma a parte della protezione solare altri campi di applicazione potrebbero essere le facciate tessili e le coperture di molti impianti sportivi, parchi archeologici e aree di ricreazione ad esempio per scuole.
Normalmente le architetture tessili sono legate a grandi progettisti di fama internazionale: questo perché sono più “liberi” di poter osare o perché conoscono meglio le potenzialità e quindi possono utilizzare al massimo le loro caratteristiche estetiche, tecniche e prestazionali?
Certo gli esempi più eclatanti sono legati a designer di grande esperienza e peso, capaci si segnare il passo anche grazie alla loro potenzialità. Basti pensare al Millenium Dome a Londra Richard Rogers e Mike Davies o agli stadi di più recente costruzione a Stoccarda o in Qatar. Ma ci sono esempi anche molto più pratici e di dimensioni meno notevoli, firmati da architetti a volte alle prime esperienze ma non per questo meno interessanti dal punto di vista architettonico.
Il vostro ruolo è quello di fornitori o di partner nella definizione del progetto e nella scelta delle soluzioni da adottare?
Il materiale è la parte più visibile del disegno, ne fornisce la superficie e rende reali tutti gli effetti visivi voluti dall’architetto. Difficile se non impossibile non essere anche partner in un progetto del genere. Sicuramente non basta fornire il materiale su rotoli, ma bisogna essere in grado di assistere l’architetto o la manifattura con informazioni tecniche e supporto esecutivo e molte volte addirittura sviluppare i materiali con caratteristiche ad-hoc (vedi Expo) per quel dato progetto e quello soltanto.
Un punto per voi importante da sottolineare
L’architettura tessile è, malgrado una certa professionalità del settore, un applicazione in fase di sviluppo. A differenza di altre tecniche costruttive o materiali tipo il ferro, per l’architettura tessile qualsiasi parte del progetto, metodica di calcolo e normative per la realizzazione non è ancora standardizzata a tal punto da consentire agli operatori di rifarsi a dati certi e statistiche. Questo rende ogni progetto un prototipo e in quanto tale difficile da riprodurre o controllare in tema di costi. L’esperienza dei disegnatori e degli esecutori è fondamentale ma certo non basta per espanderne le potenzialità di questo mercato. Bisogna ancora lavorare e cooperare. Ma bisogna anche innovare e investire e al contempo implementare la qualità di tutte le componenti di un progetto. Un lavoro arduo e complicato, che è affidato ai pochi pionieri in questo settore. Ma sono sicuro che grazie alla passione di ognuno di loro e all’indiscutibile fascino di questa forma di architettura, che il mercato continuerà ad evolversi e forse un po’ di più anche in Italia.