L’acqua – che sia carente, eccessiva, calma, impetuosa – ha sempre rappresentato una risorsa fondamentale, influenzando il modo in cui tutte le specie viventi si sono adattate ai luoghi e determinando lo sviluppo e la crescita delle città. E continuerà a essere così anche in futuro, nonostante uno scenario sempre più incerto e mutevole che si presenta ai nostri occhi, dove i fenomeni estremi sembrano aver perso il ritmo di episodi rari e puntuali lasciando spazio a eventi incontrollabili, inaspettati e irruenti. Le città e i territori che hanno intrecciato uno stretto legame con l’acqua sottolineano oggi l’esigenza di contenere gli effetti causati dal riscaldamento globale. È necessario sviluppare visioni strategiche e sistematiche, in grado di affrontare un tema così complesso ma che spesso rimane invisibile, e che emerge soltanto a seguito di eventi estremi, come inondazioni o periodi di siccità. Il risultato porta a ripensare l’idea di città attraverso una sua visione più ampia, capace di comprendere anche le aree più marginali, trasformando questi spazi in porzioni di parchi pubblici che assorbono e trattengono l’acqua e che contribuiscono in maniera attiva alla sua difesa.
Un esempio significativo è il Benjakitti Forest Park, frutto della collaborazione tra Turenscape e Arsomsilp Landscape Studio, realizzato nel 2022. Il progetto ha previsto la trasformazione del sito di un’ex fabbrica di tabacco in un ampio parco ecologico di circa 42 ettari, rendendolo il più grande spazio ricreativo pubblico della città di Bangkok. Si tratta di un sistema rigenerativo a bassa manutenzione, capace di intercettare e ridurre la forza distruttiva dell’acqua piovana, filtrare quella contaminata e fornire un habitat alla fauna selvaggia. L’area urbana, originariamente paludosa e bonificata nel corso degli anni, attraverso sistemi di pompaggio delle acque sotterranee, presentava un elevato rischio di inondazioni dovute alla cedevolezza del terreno e alla sua bassa altitudine. Inoltre, il clima monsonico thailandese, caratterizzato da periodi di inondazioni e di siccità, unito agli effetti del riscaldamento globale, ha Benjakitti Forest Park. Vista aerea del parco nella città. Water 21 richiesto un sistema capace di affrontare tali criticità. Il parco è stato pensato come se fosse un’enorme spugna che conserva 128.000 m3 di acqua piovana, accumulata durante la stagione delle piogge, e restituisce alla città 1.600 m3 di acqua pulita al giorno, grazie al biorisanamento delle specie vegetali presenti. Le strategie progettuali hanno previsto il riutilizzo e il riciclo, attraverso lo sfruttamento di strade esistenti, la preservazione delle alberature e la riconversione degli edifici industriali in centri sportivi e museali. I materiali di demolizione, invece, sono stati riciclati e utilizzati per fondazioni e pavimentazioni. Inoltre, sono state definite tre zone umide, ciascuna costituita da centinaia di mini-isole, ottenute grazie a tecniche di taglio e di riempimento. Un terreno inizialmente impermeabile e pavimentato è diventato un paesaggio spugnoso e poroso che consente la vita a una ricca comunità di piante autoctone, che sopravvivono grazie a un’irrigazione minima. Il risultato porta a ottenere una natura disordinata, a bassa manutenzione, caratterizzata da una vegetazione dinamica e diversificata, in contrasto con il paesaggio urbano circostante. Per un’esperienza più immersiva, ai bordi delle zone L’area all’interno del parco è collegata da una passerella lunga 1,67 km, dove lo skywalk si configura come un percorso ricreativo e di apprendimento della natura. Vi sono integrati una varietà di spazi, inclusivi per tutte le età e gruppi, come piste ciclabili, percorsi e passerelle, un giardino curativo e un prato soleggiato. Masterplan dell’intervento. 22 Water umide sono state progettate diverse passerelle che attirano un gran numero di visitatori. Nonostante tempi e budget ridotti, l’intero ecosistema vivente fornisce una risposta concreta di resilienza, opponendosi agli allagamenti che interessano la città, e di risanamento dell’acqua, producendone abbastanza da mantenere in vita la zona umida durante la stagione secca. La sua attrattiva ha contribuito a rendere il parco un nuovo simbolo della capitale thailandese. Un altro aspetto da considerare è il rapporto che l’acqua instaura con le aree più centrali delle città, spesso vulnerabili e incapaci di accogliere tali eventi estremi. Si privilegiano soluzioni basate sull’uso intelligente della natura che diventano anche l’occasione per riconfigurare il volto delle città e degli spazi pubblici esistenti, talvolta introducendone di nuovi, migliorando il benessere e la qualità di vita degli abitanti.
Luogo: Bangkok, Thailandia
Committente: Ministero delle Finanze
Superficie: 42 ha
Completamento: 2022
Architetto: Arsomsilp Community and Environmental Architect, Turenscape
Paesaggio: Arsomsilp Community and Environmental Architect
Consulenti
Strutture: Kasem Design and Consultant
Ingegneri Meccanici ed Elettrici: Optimology
Costruttori: Stonehenge Inter Public
Contractor: Royal Thai Army-1st Development Division
Foto: Srirath Somsawat courtesy Arsomsilp Community and Environmental Architect, Turenscape
Disegni: Arsomsilp Community and Environmental Architect, Turenscape
Un altro ambizioso progetto che prevede la costituzione di una natura urbana più robusta è The Soul of Nørrebro, vincitore del prestigioso concorso scandinavo Nordic Built Cities Challenge. L’intento progettuale prevede il rinnovo e l’adattamento climatico dell’esistente parco Hans Tavsens e della Korsgade, una strada nel centro di Copenaghen. Gli studi di architettura SLA e Ramboll, con la collaborazione di enti sociali ed esperti sui cambiamenti climatici, hanno pensato a come le città possono affrontare i nubifragi nei quartieri densamente popolati. Attraverso una serie di strategie urbane è possibile gestire le piogge torrenziali, purificare l’acqua e fornire un valore ricreativo singolare dell’area. L’intervento diventa l’occasione per offrire nuove opportunità sociali, culturali e favorire esperienze più verdi e naturali. L’area di progetto è stata pensata come un circuito idrico dove il parco funge da enorme bacino di raccolta dell’acqua piovana, in grado di gestire fino a 18.000 m3 di acqua contemporaneamente per poi riutilizzarla localmente. In caso di alluvione, l’acqua in eccesso viene convogliata dal parco al vicino lago Peblinghe, depurata e purificata biologicamente da biotopi naturali presenti lungo il percorso, mentre in condizioni di normalità i grandi bacini sono sfruttati come campi sportivi, per favorire il gioco e l’interazione dei cittadini. I circuiti idrici e biologici lavorano insieme per migliorare l’irrigazione e la qualità dell’acqua nei laghi della città, grazie all’azione dei microrganismi naturali, e influenzano il microclima locale, generando effetti positivi sull’intera capitale danese. Qui, l’acqua diventa un elemento visibile nel paesaggio urbano, restituisce l’immagine di un corridoio blu-verde, caratterizzato da specie vegetali e specchi d’acqua, e delinea un nuovo collegamento tra il parco e il lago.
Luogo: Copenhagen, Danimarca
Committente: Municipalità di Copenhagen
Superficie: 85.000 m2
Completamento: 2022
Team di progettazione: SLA Architects (capogruppo), Ramboll, Arki_Lab, Gadeidræt, Aydin Soei, Social Action, Saunders Architecture
Immagini: SLA Architects / Beauty and the Bit
Nel tentativo di ridisegnare una connessione tra acqua e città, risulta interessante provare a cambiare prospettiva rispetto alle condizioni precedenti che ricercavano strategie di adattamento e di difesa dall’acqua. È possibile pensare a quest’ultima come a una nuova opportunità per i territori urbani, diventando la sede di spazi pubblici galleggianti che convivono indipendentemente dal suo livello di innalzamento. Il nuovo parco, Little Island, inaugurato a New York nel 2021, riprende questi concetti e reinterpreta un molo fluviale per offrire al pubblico un’oasi verde galleggiante sul fiume Hudson. Il team di progettazione, costituito dallo studio londinese Heatherwick, quello di architettura paesaggistica MNLA e dalla società di ingegneria Arup, ha sfruttato l’acqua per creare una soglia più significativa: un momento di riparo dalla frenesia metropolitana. Se normalmente le strutture dei moli si presentano piatte e sorrette da pali in legno, qui la superficie topografica risulta modulata secondo quote differenti, componendo un paesaggio ondulato. L’esperienza che ne risulta è più dinamica e comprende punti di osservazione differenziati. I pali di sostegno, capaci di definire una struttura solida e resistere a condizioni fluviali estreme, vengono esaltati nelle forme e trattati come se fossero i veri “eroi” del progetto. La loro geometria presenta un profilo complesso che si amplia in sommità e si trasforma in fioriera, garantendo la fusione di 132 elementi che nel loro insieme costituiscono il basamento del parco. Ciascuno presenta un palo strutturale che raggiunge gli strati più profondi del terreno, a 60 metri sotto il livello dell’acqua, e lastre di rivestimento in cemento prefabbricato. Queste derivano da un processo di fabbricazione digitale e dall’uso di casseforme in schiuma, fresate tramite robot. Due passerelle seguono la griglia strutturale della città e definiscono gli accessi al parco. All’interno i sentieri conducono verso un paesaggio naturale variegato, caratterizzato da 400 specie vegetali: alberi, arbusti, erbe e piante perenni che creano microambienti adatti a favorire la biodiversità delle specie. Ogni angolo dell’isola presenta un microclima differente, influenzato dalla topografia, dall’esposizione solare e dall’andamento del vento. La gestione dell’acqua piovana prevede l’uso di un’intelligente rete di infrastrutture verdi, che rendono il parco una spugna. Per soddisfare le esigenze sociali e ripristinare i luoghi di intrattenimento andati in rovina, come ad esempio il vicino molo 54, sono stati ideati tre spazi per gli spettacoli, resi autonomi e isolati acusticamente grazie alle differenze di quota del terreno. Sul bordo più lontano, riparato dalle colline e contornato da alberi, vi è un teatro all’aperto da 700 posti, ricavato nella pietra naturale. Il palco si trova in una posizione strategica: concede allo spettatore una vista sulla Statua della Libertà e permette di godere del tramonto sul fiume Hudson. A sud trova spazio un palcoscenico più intimo con 200 posti a sedere. Al centro, invece, vi è uno spazio più flessibile pensato per gli eventi su larga scala, che può contenere fino a 3.500 persone. L’emozione di essere circondati dall’acqua, la sensazione di lasciare la città alle spalle per ammirarne la sua bellezza e i suoi ritmi, la connessione con il mondo naturale, diventano gli aspetti primari per ricercare una nuova dimensione con l’acqua in una delle metropoli più popolate d’America. Infine, in un mondo in rapida trasformazione, l’esigenza di sperimentare soluzioni inedite e innovative, attuabili in tempi veloci, diventa una prerogativa per salvaguardare i nostri territori e le nostre città. I progetti analizzati hanno evidenziato come rendere l’acqua parte integrante della progettazione, secondo un approccio più trasversale che prevede il contributo di differenti saperi: ricercatori, esperti sui cambiamenti climatici, progettisti e molti altri, tutti accumunati dal desiderio di perseguire un obiettivo comune, che ci tocca da vicino e che non è più possibile ignorare.
Luogo: New York, USA
Committente: Hudson River Park Trust & Pier 55 Project Fund
Superficie: 11.000 m2
Completamento: 2021
Architetto: Heatherwick Studio
Paesaggio: MNLA
Consulenti
Strutture e meccanica: Arup
Progetto esecutivo: Standard
Architects Contractor: Hunter Roberts Construction Group
Salvo diversamente indicato,
foto: Timothy Schenck, courtesy
Heatherwick Studio
Disegni: Heatherwick Studio