Le catastrofi naturali sempre più frequenti costituiscono il riflesso del cambiamento climatico in corso. L’indicatore principale di questa crisi è il progressivo aumento delle temperature su scala globale, acuito da una siccità senza precedenti. Dall’epoca preindustriale la temperatura sulla terra è aumentata di un grado Celsius e si stima che questo dato sia destinato a crescere notevolmente. Statistiche allarmanti se si considera che la produzione di inquinamento derivante dalle attività umane ne è la causa principale. La crisi idrica alimenta il clima di incertezza che aleggia tra i non addetti ai lavori. Un fenomeno che nel collettivo è sempre stato circoscritto ad aree marginali ma che ora rappresenta un’emergenza in tutto il mondo. Diventa quindi decisiva un’evoluzione nella gestione della risorsa idrica per far fronte ai grandi cambiamenti climatici e innescare nuovi processi di sviluppo, crescita e sostentamento. In questo senso, il progresso passa attraverso un approccio differente, in grado di far dialogare i piani urbanistici con nuove strategie di pianificazione su larga e piccola scala. L’esperienza e il perfezionamento riescono a garantire, oggi, una scelta variegata per quanto riguarda la gestione idrica, che si suddivide in strategie artificiali e naturali. Queste ultime vengono comunemente chiamate NBS, Nature-Based Solutions, soluzioni che sfruttano il potenziale della natura stessa per garantire il benessere dell’uomo, proteggendo gli ecosistemi naturali e la biodiversità, e portando benefici anche sul piano sociale. Gran parte delle risorse sfruttate dall’uomo deriva direttamente dagli ecosistemi naturali; se si vuole continuare ad utilizzarle, è necessario proteggere, ripristinare e alimentare gli ecosistemi, poiché cooperare con la natura può diventare il mezzo per ridurre il rischio di eventi catastrofici. La multifunzionalità delle NBS si traduce in termini più concreti in differenti campi di applicazione, tra cui il settore agricolo, quello idrico, la gestione sostenibile di foreste e centri urbani. Le NBS sono sempre più utilizzate anche su scala minore. La tipologia del manufatto edilizio che adotta sistemi di recupero idrico, termico e riciclo di tipo naturale è in continuo aumento; oltretutto, se a queste soluzioni si associano i vantaggi derivanti dall’uso delle più recenti tecnologie dell’architettura, è possibile giungere a risultati sorprendenti. Sono ampiamente diffusi i progetti di adattamento ai grandi cambiamenti climatici che fanno leva sul potenziale delle risorse naturali, l’acqua su tutte, per sviluppare prototipi residenziali, case galleggianti o addirittura veri e propri insediamenti sull’acqua. In ottica green, i vantaggi di una casa sull’acqua sono molteplici e gli effetti di tale progettazione si ripercuotono sulla riduzione dei consumi e sulla diminuzione degli inquinanti prodotti dall’organismo edilizio. Il calore dell’acqua può essere per esempio utilizzato per scaldare l’ambiente domestico, o ancora l’acqua circostante può alimentare lo scarico del wc. Il Nord Europa vanta in questo senso esperienze significative: su tutti i Paesi Bassi, il cui territorio è in buona parte costituito da polder, terreni situati al di sotto del livello del mare, prosciugati artificialmente attraverso il ricorso a dighe e a sistemi di scolo e drenaggio delle acque. Queste particolari condizioni hanno obbligato nei secoli ingegneri, architetti e urbanisti a fare i conti con la presenza dell’acqua, e non è infrequente incontrare case galleggianti realizzate sui numerosi corsi d’acqua che attraversano il Paese.
Nella città di Amsterdam, nei pressi dello Stadio Olimpico, la Tatami House progettata da Julius Taminiau Architects fa parte di un villaggio di case galleggianti che ha sostituito un precedente insediamento di vere e proprie imbarcazioni utilizzate come dimora permanente. Il progetto di questa residenza incarna i parametri della sostenibilità: eccezion fatta per la piattaforma in cemento su cui poggia la casa, il materiale utilizzato per la costruzione della struttura è il legno, scelta apparentemente ardita visto il rapporto a stretto contatto con l’acqua, frutto però di approfondite ricerche sul tema. Lo sviluppo planimetrico si basa sul sistema di origine giapponese del tatami, che ha prodotto un organismo modulare, in cui il modulo del tatami coincide con un pannello di compensato, in grado di definire le proporzioni dell’intero volume. La casa è prefabbricata ed è stata trainata in loco attraverso il bacino Ijsselmeer. Questo tipo di progettazione ha consentito di ridurre al minimo lo spreco di materiale. Gli ambienti interni sono molto luminosi, sensazione amplificata dalla scelta del colore nero per il rivestimento ligneo esterno, che riflette l’acqua all’interno dell’abitazione. La sostenibilità del progetto deriva anche dalle scelte fatte a livello di gestione impiantistica: sul tetto vi sono 14 pannelli solari che sfruttano la radiazione solare per convertirla in energia, è stato predisposto inoltre lo spazio per l’installazione di una pompa di calore. La casa può beneficiare nelle giornate più calde di una ventilazione naturale grazie alla presenza di una botola sul tetto. La configurazione spaziale dell’edificio si articola su tre livelli, di cui il piano terra al di sotto del livello dell’acqua, caratteristica che rende ancor più suggestivo l’abitare. L’essenzialità giapponese si ritrova nell’ordine e nell’armonia di ogni spazio, minimale e flessibile. L’eccezionalità di Tatami House sta però nell’idea alla base del progetto, che parte dalla volontà di adattarsi a una situazione in costante cambiamento come l’innalzamento medio marino, arginando il problema e traducendolo in punto di forza.
Luogo: Amsterdam, Paesi Bassi
Committente: Julius Taminiau
Superficie: 160 m2
Completamento: 2017
Architetto: Julius Taminiau Architects
Consulente per le strutture: Oranje Arkenbouw
Foto: Julius Taminiau, courtesy Julius Taminiau Architects
Lo stesso presupposto ha guidato il progetto Urban Rigger di Bjarke Ingels Group – BIG, situato sul fronte acquatico di Refshaleøen, a Copenaghen. A una progettazione strategica che si interfaccia con la natura circostante, si accompagna la necessità di creare nuovi alloggi economici destinati agli studenti. L’affollamento del centro città e i canoni di locazione elevati hanno spinto gli architetti a considerare nuove opportunità di progetto, così facendo sono stati sviluppati sei complessi galleggianti formati da nove container ciascuno, sovrapposti tra loro in modo irregolare, a creare uno spazio di condivisione centrale all’aperto. I container ospitano degli appartamenti monolocali, dotati di ogni comfort da un punto di vista spaziale e impiantistico. Le coperture piane di ogni “urban rigger” vengono utilizzate come terrazze panoramiche, tetti verdi o supporti per l’installazione di pannelli fotovoltaici. Un innovativo scambiatore di calore sfrutta la risorsa idrica circostante per riscaldare e raffreddare gli interni, di conseguenza ogni unità è completamente auto-sufficiente. Tanto sorprendente quanto geniale invece il ricorso all’aerogel per l’isolamento interno, così sottile da non rubare spazio utile all’appartamento, posto internamente per non nascondere l’immagine decisa e industriale dei container. Appartamenti e spazi comuni sono collegati tra loro da un sistema di scale che amplifica la permeabilità di ogni nucleo, reso arioso e luminoso anche attraverso l’uso di numerose superfici vetrate.
Luogo: Copenhagen, Danimarca
Committente: Udvikling Danmark
Superficie: 745 m2
Completamento: 2018
Architetto: Bjarke Ingels Group – BIG Consulenti
HVAC: BIG Ideas, Danfoss
Trasformazione container: Grundfos
Fotovoltaico: Hanwha Q CELLS
Salvo diversamente indicato foto e disegni: © e courtesy BIG
Oltre a rappresentare una concreta risposta all’aumento del livello dei mari legato all’innalzamento delle temperature e delle quantità di CO2, la costruzione di case galleggianti potrebbe contenere un’altra grave incognita che tocca la nostra società, ovvero l’esaurimento dei suoli edificabili. I progetti futuristici di veri e propri centri urbani costruiti sulla superficie acquatica sono sempre più lontani dall’essere mera utopia. I primi tentativi di spostare le funzioni di tipo produttivo e commerciale sull’acqua dimostrano come una progettazione attenta e consapevole sia in grado di ottenere risultati convincenti. È il caso del progetto Floating Farm realizzato dallo studio Goldsmith nell’area industriale di Merwehaven a Rotterdam. Si tratta di una fattoria galleggiante caratterizzata da una struttura all’apparenza complessa, dotata di sistemi sperimentali per la produzione di prodotti caseari, l’agricoltura e l’allevamento. A fronte di una crescita della popolazione mondiale e del rischio che le inondazioni possano rendere i terreni destinati al settore primario progressivamente inagibili, i progettisti hanno pensato a un edificio agricolo su più livelli. La struttura ospita un giardino coperto al secondo livello, area riservata a una quarantina di mucche. Il latte prodotto viene lavorato nei locali al piano inferiore e da esso si ottiene lo yogurt, destinato al commercio e alla vendita al dettaglio. I criteri con cui è stato disegnato l’edificio richiamano i principi della progettazione circolare, finalizzata all’autosufficienza dell’organismo architettonico. Di qui si spiega l’utilizzo di pannelli solari galleggianti per la produzione di energia elettrica o il ricorso a un sistema di raccolta e purificazione dell’acqua piovana, che viene convogliata in serbatoi di stoccaggio situati nel piano più basso, assieme ai locali per la coltivazione di prodotti frutticoli. La scelta dei materiali è funzionale alla tipologia del volume galleggiante, più pesanti per la parte sommersa dell’edificio e più snelli in copertura; un rivestimento in policarbonato racchiude i locali destinati alla lavorazione della materia prima mentre alcune passerelle collegano l’edificio con la terraferma. Il fatto che la struttura sia aperta al pubblico sottolinea la necessità di far conoscere ai più una progettualità innovativa. L’obiettivo è anche quello di incoraggiare persone e professionisti a riflettere sulle potenzialità degli edifici galleggianti. Ciò che appare infatti inarrestabile è indubbiamente la crisi climatica, di conseguenza se non possiamo fermarla è bene arginarla e contenerla mediante una pianificazione capace di cogliere il potenziale delle risorse che il pianeta ci mette a disposizione. L’acqua è la più preziosa tra queste, cogliere i vantaggi derivanti dal suo utilizzo e riciclo significa programmare un futuro florido per il pianeta.
Luogo: Rotterdam, Paesi Bassi
Committente: Floating Farm Holding
Superficie: 2.000 m2
Completamento: 2020
Architetto: Goldsmith
Consulente per le strutture: Bartels & Vedder
Foto: Rubén Dario Kleimeer, courtesy Goldsmith