Il colore negli spazi esterni pubblici: inclusione e nuove centralità
Nonostante il colore sia spesso associato a una semplice scelta estetica soggettiva, esso ha un’influenza molto forte sulla psicologia umana, condizionando il nostro stato d’animo. E’ stato dimostrato, infatti, come esso sia un potente veicolo – quasi una lingua universale – in grado di recapitare messaggi anche in maniera inconsapevole, tanto da essere studiato e applicato in più settori, dalla medicina, all’educazione, al marketing. Nella progettazione degli spazi esterni pubblici, il colore può essere utilizzato, per esempio, per segnalare percorsi o punti di ritrovo, sfruttando la sua capacità di catturare l’attenzione e il contrasto con gli elementi neutri circostanti. Tuttavia, molto frequentemente, esso è usato con parsimonia, proprio perché tende a sovrastare, a specificare ogni cosa e a essere un’alta espressione di soggettività. Nonostante questo, ci sono degli spazi dove il colore è stato usato come strumento compositivo, diventando protagonista ed elemento irrinunciabile per la buona riuscita del progetto stesso.
E’ il caso del progetto degli studi Topotek 1, BIG Architects e Superflex, che copre circa 27000 metri quadrati, realizzato nel 2012 a Copenaghen. Il concept è quello di dar vita a uno spazio estremamente inclusivo, un luogo di incontro e di condivisione che possa riflettere il quartiere in cui si insedia, etnico e profondamente sfaccettato. Esso si configura come un lungo percorso, pedonale e ciclabile, racchiuso entro cortine di edifici e diviso in tre macro aree disposte in successione e contraddistinte dal colore – rosso, nero e verde – al quale viene coordinata la vegetazione.