La nuova direttiva “case green”. Cosa potrebbe riservarci il futuro
Come è noto, è in corso la revisione della Direttiva Europea 2018/844/UE EPBD (efficienza energetica degli edifici), con novità ancora non del tutto definite.
L’obiettivo della direttiva è quello di ridurre i consumi energetici degli edifici pubblici e privati e le emissioni di CO2, attraverso le ristrutturazioni di una larga fetta del patrimonio immobiliare degli Stati membri; il testo fa parte del Progetto Fit for 55, con cui l’Unione Europea vuole ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990.
Non potendo esaminare nel dettaglio la revisione della direttiva per evidenti ragioni di spazio e premettendo che eventuali novità potranno sempre essere decise dalla politica europea prima della versione definitiva della direttiva aggiornata, segnaliamo ai lettori alcuni aspetti rilevanti.
L’edificio a emissioni zero
Una delle novità più interessanti è l’introduzione della definizione di “edificio a emissioni zero” (zero-emission building – ZEB), ossia un edificio ad altissima prestazione energetica, in cui la quantità molto bassa di energia è interamente coperta da energia da fonti rinnovabili a livello di edificio, di quartiere o di comunità.
Nella zona mediterranea, in cui è ricompresa l’Italia, affinché un edificio di nuova costruzione possa dirsi a emissioni zero, il suo consumo totale annuo di energia non deve superare i 60kWh/(m2.a), nel caso in cui si tratti di un edificio residenziale, ovvero i 70kWh/(m2.a) laddove si tratti di uffici. Tale tipologia diventerà il nuovo standard per gli edifici di nuova costruzione a partire dal 2027 per quelli occupati da enti pubblici o di proprietà di questi ultimi e a partire dal 2030 per tutti gli altri edifici di nuova costruzione.
Quanto agli edifici esistenti, si prevede che gli edifici pubblici e le unità immobiliari non residenziali dovranno essere ristrutturati e migliorati almeno fino alla classe di prestazione energetica F al più tardi dopo il 1° gennaio 2027, e almeno fino alla classe E al più tardi dopo il 1° gennaio 2030, mentre gli edifici e le unità immobiliari residenziali dovranno conseguire la classe F entro il 2030 e la classe E entro il 2033.