La privacy negli spazi pubblici: un confine labile tra collettività e individuo

Gli spazi pubblici delle città sono probabilmente i luoghi collettivi per eccellenza, dove la socialità e l’interazione si intrecciano per tracciarne le caratteristiche principali. Nonostante la loro definizione sia complessa e sempre oggetto di ricerca, è indiscutibile che essi siano molto presenti nella nostra quotidianità, tanto da rappresentare un riferimento costante. Infatti, da sempre gli spazi pubblici rappresentano il fulcro della vita quotidiana, definendosi come ambienti sociali e contribuendo alla visione di città come punto d’incontro. In questi luoghi ricchi di movimento è contenuto un pubblico vasto e disomogeneo, che deve potersi rispecchiare negli spazi come collettività e, ancora prima, come individuo. Perciò diventa interessante provare a cambiare prospettiva, cercando una dimensione personale degli spazi collettivi, in maniera da restituire al singolo la propria visione di città.

È il caso del progetto The Orange Phone Booths, pensato da 100architects per la città di Shanghai nel 2018. Esso, situato in una storica via della città, riesce a ricavare degli spazi individuali a partire dalla riqualificazione di alcune vecchie cabine telefoniche, ormai obsolete. Proprio la loro originaria funzione costituisce un importante spunto di riflessione: in passato infatti, esse non erano solo un mero contenitore, ma offrivano un riparo per le persone che lo utilizzavano, uno spazio dove poter ritrovare la propria privacy. Questo concetto viene reinterpretato in chiave contemporanea, mantenendo lo spazio accogliente e individuale ma aprendolo verso la città ed esplorando destinazioni d’uso più attuali. Le vecchie strutture metalliche vengono conservate, dando origine a cellule vuote pronte ad ospitare le attuali funzioni. Infatti, esse sono equipaggiate da prese USB, wi-fi gratuito, tavolini da caffè, supporti per giornali e luci, oltre che a un telefono per effettuare chiamate d’emergenza. Esse vengono poi declinate in tre differenti prototipi: il primo è progettato per essere completamente individuale, mentre il secondo e il terzo possono ospitare anche due persone. Questi elementi di arredo urbano sono resi riconoscibili di giorno dai colori vivaci in contrasto con l’esistente e di notte dalla luce emanata dai dispositivi LED, diventando così un nuovo punto di riferimento lungo la via storica.

Per leggere l’articolo completo di Irene Di Buono

pubblicato sul n. 1/2023 di Outdoor – living, design, technology:

La privacy negli spazi pubblici: un confine labile tra collettività e individuo