“My Dream House”, la quinta ricerca neuroscientifica commissionata da Pratic
Sono stati presentati lo scorso 10 novembre i risultati della quinta ricerca neuroscientifica “My Dream House – Semiosi dell’abitare e immaginario infantile” commissionata da Pratic e condotta dal prof. Stefano Calabrese, narratologo dell’Università IULM di Milano, insieme alla dott.ssa Ludovica Broglia dell’Università di Modena e Reggio Emilia, con la collaborazione di Officina Educativa, unità operativa del Comune di Reggio Emilia affiliata alla costellazione Reggio Children, presente all’incontro con i coordinatori, dott. Michele Campanini e dott.ssa Angela Borrillo.
Si tratta di una sperimentazione che, da novembre 2022 a maggio 2023, ha coinvolto oltre duecento bambini e ragazzi tra i 3 e i 14 anni, residenti nelle province di Parma e Reggio Emilia, ai quali è stato chiesto di disegnare la propria casa ideale, in totale libertà, sia dal punto di vista progettuale che della realizzazione. Straordinarie le risultanze, dalle quali emerge la lucidità con cui i mini-architetti integrano nelle proprie opere elementi capaci di creare benessere e piacere dell’abitare. Se da un lato gli elaborati mostrano input progettuali che si rifanno ai desideri innati dell’uomo (la casa come protezione, luogo da cui osservare l’ambiente senza essere visti, edificio in continuità con il contesto green), dall’altro lato anticipano l’immaginario di una generazione che orienterà a breve gli stili di vita e i gusti estetici del design.
Se in futuro gli spazi della casa continueranno a essere divisi in modo funzionale, a cambiare saranno le funzioni stesse, con ambienti pensati per assecondare le ambizioni personali e lavorative, ma soprattutto il desiderio di svago e wellness, strettamente legato alla biofilia. A dominare i disegni è infatti l’elemento vegetale che non solo circonda la casa, ma ne diventa parte integrante, con alberi che si inseriscono nella dimora e facciate “verdi” avvolte da piante e rampicanti. Allo stesso modo, nelle case immaginate dai bambini, in e outdoor sono sempre necessariamente collegati attraverso stratagemmi architettonici originali come ampissime finestre, scivoli o giardini che interessano l’intero piano terra. Le ragioni, ha spiegato il prof. Calabrese, vanno cercate nella spontanea sensazione di benessere percepita durante la permanenza in ambienti naturali, che è parte essenziale del nostro corredo genetico. Fin dai primi anni di vita, infatti, l’uomo tende a preferire gli spazi outdoor, che vengono considerati come luoghi dedicati al gioco e alla socializzazione, tanto da influire positivamente sul benessere individuale e contrastare i comportamenti antisociali e i disturbi dell’attenzione in età infantile. Il legame indissolubile tra emozioni positive ed elementi del mondo vegetale diventa così un must della progettazione domestica. Un binomio che rende la casa uno spazio aperto e al tempo stesso riparato, immerso nel verde e insieme protetto, esposto alla realtà esterna ma anche dedicato alla privacy. Più che di una casa nella natura, il futuro parla già di una casa-natura.