Waterfront: i bordi dell’acqua

Il termine inglese “Waterfront” può essere tradotto come “Fronti di territorio a contatto con l’acqua”.

Il tema è diventato, negli ultimi anni, di grande attualità e coinvolge ambiti sia urbani sia rurali, come città e paesi costieri e territori lungo fiumi e canali.

I waterfront sono luoghi densi e ibridi, nodi importanti all’interno della maglia dei flussi di merci e di persone, luoghi di scambio, porte delle nuove “capitali della cultura”, sempre più in competizione tra loro per attrarre persone, eventi, funzioni ed investimenti e per produrre qualità, sostenibilità ambientale e coesione sociale.

Le città-porto fungono sempre più da città-porta – gateway cities – globali in grado di insediare nuove funzioni che le riscattino dall’immaginario di aree marginali e degradate per giungere ad essere considerate come fonte di valore capitale e territoriale, oltre che enorme e prezioso moltiplicatore di qualità. È quindi necessario analizzare ed interpretare i waterfront come “geo-comunità”, cioè come luoghi di solidificazione dell’identità di una comunità sociale, culturale ed economica, come catalizzatori di esperienze culturali e come attivatore di valori urbani.

In questa visione ampia e innovativa, i waterfront assumono anche il ruolo di capisaldi dell’identità urbana in continua trasformazione oltre che permanenze riconoscibili dell’evoluzione storica degli insediamenti pertinenti. Devono essere intesi come catalizzatori estremamente dinamici di attività, eventi ed economie, devono riuscire a fornire una nuova fisionomia alla città – città liquida – e devono essere in grado di intercettare, interpretare e trasformare l’intera città e non limitarsi al solo perimetro costiero strettamente legato ad essi.

La costa italiana ha una lunghezza di circa 8.300 km. Si tratta chiaramente di parti cospicue del nostro Paese, che è importante difendere da fenomeni di degrado di varia origine. Gli interventi di riqualificazione e valorizzazione promossi dalle Pubbliche Amministrazioni Locali permettono di mettere in sicurezza l’ambiente e di recuperare, agli usi collettivi e al patrimonio naturale, aree produttive dismesse e abbandonate.

Per leggere l’articolo completo di Marzia Morena tratto dal nr. 3/2021 della rivista Outdoor:

Waterfront: i bordi dell’acqua